DIALOGO TRA BUDDHISMO E CRISTIANESIMO: Gesù un risvegliato? Lettura critica di alcune pagine del libro di Paul Knitter, “Senza Buddha non potrei essere cristiano” (seconda parte).
2. Cosa può ‘offrire’ il buddhismo al cristianesimo.
Un Gesù che rivela e si rivela è troppo poco conosciuto nella nostra esperienza di fede ma in particolar modo nel vangelo di Giovanni, viene ritratto spesso proprio come colui che indica la via rendendola nota. Possiamo correttamente dire che la formulazione dell’esperienza di Gesù come ‘riparatore’ è spesso prevalsa nei secoli a scapito di una formula che fin dai primi secoli dell’era cristiana invece risultava come colui che ‘si era fatto come noi per farci come Lui’.
Gesù per i cristiani è un uomo speciale e rimarrà tale non in quanto migliore o peggiore di altri ‘risvegliati’. Egli rimane speciale perché, quando incontrato intimamente tanto da coinvolgere la vita del cristiano per affetto e per ragione in maniera intensa, rende la vita migliore di prima. Si può parlare così di un rapporto assoluto ma si può dire poi, forse anche e proprio per questo, che chi ha incontrato Cristo per davvero, lo vede come la Via che è aperta ad altre vie[1]. Questo è un grande dono che il Buddhismo può fare al cristianesimo.
Non molto lontano dalle pagine prese in esame, possiamo leggere tra le righe dell’esperienza di un buddhismo che qualcosa ha ‘preso’ dal cristianesimo e che ci rimanda. Anche se non maggioritario, all’interno del mondo buddhista appare sempre più rilevante l’apertura ed il servizio alle persone più povere, in difficoltà. Offrire risposte in termini non soltanto economici e/o sul piano esistenziale, fornisce delle sollecitazioni importanti anche per i cristiani. La predilezione di Gesù per i poveri è nota
“il cristianesimo è una religione che ricorda ai propri seguaci e a tutte le altre religioni che conoscere Dio significa preoccuparsi per le vittime del nostro mondo e anche il modo in cui siamo chiamati a riconciliare vittime e carnefici”[2].
Nella direzione di un cristianesimo che di faccia portatore di carità, di pace, di riconciliazione, abbiamo esperienze interne che oggi potremmo definire come degli ‘strappi’ e che invece necessitano di maggiore continuità. Il mondo dei cristiani, a volte, si è fatto portavoce dei propri valori caratterizzanti, in altre circostanze si è ritratto. In diverse regioni geografiche e sociali, il buddhismo si è fatto paladino di un’attenzione ai poveri che possiamo ritenere utile come segnale, come una campanella per le nostre tradizioni. In tal senso queste, sono troppo spesso oscurate da poco sapienti e molto opportune dinamiche di apparentamento con poteri, interessi e ragioni sopra le righe. Non dimentichiamo nemmeno i secoli di storia che pesano nella parte di maggiore conservazione delle chiese cristiane che sempre più allontanano la stragrande maggioranza dei fedeli, lasciando a pochi la rappresentanza di una fede di uomini che credono nell’Uomo di Nazareth che portava il lieto annuncio ai poveri, guariva gli ammalati e annunciava la libertà ai prigionieri.
In questo senso, sul piano politico e sociale, il buddismo può richiamare diverse delle origini cristiane e permetteranno ai cristiani stessi di farsi riconoscere non per un presunto essere migliori ma, per esempio, a partire dalla loro capacità di essere pronti nella carità[3].
(segue)
[1] Cfr., 163.
[2] 167.
[3]Cfr., 168.